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Droni in campo per il controllo della mosca mediterranea della frutta.

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La sperimentazione mira a contrastare la mosca mediterranea della frutta, un insetto che crea danni in Trentino soprattutto su pesche e melo.


La Fondazione Edmund Mach sta sperimentando la tecnica del maschio sterile, rilasciando gli insetti sterili importati dalla Spagna attraverso l’uso dei droni.

 

Un sistema che riduce le popolazioni di questo insetto consentendo a sua volta la riduzione dell'uso di insetticidi, come ad esempio in Spagna dove questo metodo è ampiamente utilizzato.
Il progetto FEM ha evidenziato che questa tecnica è applicabile anche nel territorio trentino.

 

La mosca mediterranea della frutta, Ceratitis capitata Wiedemann (Diptera: Tephritidae) è un parassita originario dell'Africa orientale, diffuso attualmente in tutte aree frutticole della costa mediterranea, che attacca più di 300 diversi ospiti.
In Trentino, fu segnalata per la prima volta nel 1990 ma questo primo ritrovamento è stato seguito da altri che testimoniano una diffusione lenta e costante nella regione.

Il progetto FEM. Il progetto SIT (FAS - PSR 2014-2020), sviluppato negli anni 2018-2020, ha avuto come obiettivo lo stabilire la fattibilità dell’applicazione della tecnica del maschio sterile per il controllo di C. capitata (Mosca mediterranea della frutta) in Trentino.

“Negli anni 2018 e 2019 i rilasci sono stati effettuati manualmente, mentre nel corso del 2020, terzo e ultimo anno del progetto, gli esperti della FEM si sono concentrati sullo sviluppo di una alternativa, attraverso l’uso dei droni – spiegano Gino Angeli e Serena Chiesa del Centro Trasferimento Tecnologico FEM-. Con la collaborazione di ND Movie, che ha sviluppato il prototipo sperimentale per il rilascio, stanno procedendo con i primi test in campo. L’applicazione di questo innovativo metodo di rilascio, che ha preso spunto dalle esperienze di altri paesi del mondo in cui la distribuzione dei maschi sterili di C. capitata viene effettuata con aerei ultraleggeri, consentirebbe la copertura di vaste zone in tempi brevi, rendendo più sostenibile l’applicazione della tecnica SIT nel nostro territorio”. 


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