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Le agenzie di viaggio, che futuro si prospetta per loro? Come fosse una favola ci troviamo a dire c'erano una volta, invece vorremmo poter dire … ci saranno ancora.

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I problemi per le agenzie di viaggio al dettaglio non sono cominciati adesso, bensì oltre due decenni fa, ma l'unico vero grande problema che le ha sempre riguardate è stato (ed è) l'individualità, cioè il non essere riuscite (non aver voluto) “fare sistema”.


Ricordate la parabola di Al Gore relativa al riscaldamento globale?
“Se una rana cade in una pentola d'acqua bollente, salta subito fuori perché avverte il pericolo.
Ma se si immerge in una pentola d'acqua tiepida che viene portata pian piano a ebollizione, la rana non si muove, crede di potersi abituare, rimane ferma fino a morire bollita .. se non interviene qualcosa o qualcuno”.

I problemi per le agenzie di viaggio al dettaglio non sono cominciati adesso, bensì oltre due decenni fa, ma l'unico vero grande problema che le ha sempre riguardate è stato (ed è) l'individualità, cioè il non essere riuscite (non aver voluto) “fare sistema”.

 

Questo atteggiamento le ha sempre messe nella condizione di essere i vasi di coccio tra quelli di ferro.

 

Bene o male però, fino alla fine del secolo (o, se preferite, millennio) scorso, riuscivano a cavarsela, pur essendo circa 11.000 in tutta Italia (escluse le stagionali) potevano contare su un buon giro di clientela e soprattutto esistevano ancora i margini commissionali.
Questi margini però, in spregio alle più elementari norme imprenditoriali, venivano, dalla gran parte dei punti vendita, utilizzati come strumento di concorrenza (sleale?): del 10/12% di commissione ricevuto da un fornitore di servizi si era disposti a cedere al cliente, pur di “strapparlo” ad un collega, più della metà.
A loro volta le agenzie subivano (e subiscono) la concorrenza degli albergatori (vacanze estive e invernali) i quali, una volta acquisito il cliente (e pagata la commissione al punto vendita) per il futuro facevano in modo che lo stesso cliente si rivolgesse a loro direttamente.

C'erano poi le Parrocchie che, per i loro pellegrinaggi e gite domenicali, preferivano fare da sole, pur non disponendo dei requisiti legali per poter organizzare viaggi.
Ma, come detto, la quantità e il turn-over dei clienti consentiva ancora di mantenere margini; c'erano poi, per le agenzie IATA, le commissioni sulla biglietteria aerea e c'erano, soprattutto, le over-commission: a seconda della classe di volo e del tipo di tratta venduta (no-stop o con uno o più scali) al 9% di base le compagnie aeree potevano aggiungere un extra fino al 30%.
Quindi grandi affari per le agenzie la vendita di viaggi aerei?
Macchè, per la solita concorrenza di cui sopra, le agenzie riconoscevano di norma ai clienti, in particolare alle imprese, gran parte della loro commissione e spesso anche dilazioni di pagamento.
Poi apparirono sul mercato i primi network, che attiravano investitori con slogan (sic) tipo quello storico della Marina: “vieni con noi, sarai un tecnico e girerai il mondo”.
In realtà all'epoca esistevano ancora i viaggi cosiddetti “educational”, tour operator, compagnie aeree e di Crociera, invitavano gli agenti di viaggio a provare gratuitamente i loro “prodotti” e la cosa era molto gradita da titolari e dipendenti di agenzie di viaggio che, per l'appunto, “giravano il mondo”.

 

Ma torniamo ai network, più che quelli tra agenzie già esistenti (che stentavano ad affermarsi per l'individualità di cui abbiamo scritto sopra) presero piede quelli formati da neofiti, cioè giovani senza lavoro (e senza esperienza di settore) a cui i genitori finanziavano l'adesione.
In quel momento il numero delle agenzie di viaggio, sempre escluse le stagionali, arrivò a 14.000.
I professionisti, cioè le agenzie storiche, si trovavano a consegnare preventivi per viaggi complessi, a vecchi e nuovi possibili clienti, che poi  ... non tornavano a confermare, perchè?
Perchè prenotavano presso agenzie non qualificate che, trovandosi tra le mani il preventivo stilato dall'agente esperto (quindi il libretto delle spiegazioni) avevano gioco facile ad accaparrarsi il cliente proponendo uno sconto.

 

Internet cominciava ad affermarsi e molti fornitori di servizi nei loro siti se dopo l'offerta dei prodotti aggiungevano la voce agenzia di viaggi quale possibile punto di prenotazione lo facevano solo dopo aver messo bene in vista la possibilità di prenotare direttamente con loro.
Alcuni fornitori di servizi poi, soprattutto quelli con prodotti molto affermati (tipo i villaggi turistici) accettavano le prenotazioni solo dalle agenzie fidelizzate.

Vennero poi azzerate le commissioni su voli nazionali e internazionali (venne lasciato un simbolico 1% solo per continuare a giustificare l'esistenza della IATA) e dopo poco, a ruota, vennero drasticamente ridotte anche le commissioni sulla biglietteria ferroviaria.
L'avvento di Ryanair poi complicò ancor di più la vita alle agenzie perchè la compagnia, che ebbe il merito di rivoluzionare il mercato del trasporto aereo in Europa, creando milioni di nuovi viaggiatori, non solo non prevedeva il pagamento delle commissioni ma, sulle, prime non riconosceva il loro ruolo.
Non solo; sia Ryanair che altre compagnie e, per il mercato interno le Ferrovie dello Stato, tentarono di impedire alle agenzie di applicare una fee sui biglietti venduti adducendo la motivazione che così si sarebbe falsato il loro prezzo confondendo il pubblico.
In pratica, secondo questi fornitori di servizi, le agenzie avrebbero sì potuto continuare a vendere i loro “prodotti” ma, praticamente a “margine zero”.
A questo andazzo si oppose un gruppo di agenzie (circa 800) che diede vita prima ad un movimento e poi ad un'associazione temporanea denominata “Terza Via”; questa piccola ma determinata forza riuscì a far affermare il principio della Fee sulle biglietterie e a far rimandare l'azzeramento delle commissione aeree sulle biglietterie aeree nazionali.
Non solo, le agenzie aderenti alla “Terza Via”, per opporsi alla concorrenza sleale delle agenzie non professionali, cominciarono a chiedere ai clienti di versare una piccola cifra alla richiesta di preventivi per viaggi complessi, cifra che poi, al momento della conferma, veniva scalata dal totale o che, in caso di mancata prenotazione, restava all'agente quale compenso per il lavoro svolto.

 

Vennero poi a mancare i convegni ed i viaggi “Incentive”, perchè la legge non consentiva più alle imprese di poterne scaricare i costi se non documentati come spese utili alle finalità aziendali.
Ai giorni nostri, le agenzie di viaggi, come quelle bancarie, le edicole di giornali e addirittura i tabaccai, vedono via via perdere la funzione di negozio fisico; le piattaforme web con pochi passaggi e in tutta sicurezza, per restare ai viaggi, consentono, 24 ore al giorno e 7 giorni su 7, stando comodamente seduti sul divano di casa propria, di acquistare un weekend alle terme vicino casa o un soggiorno in Lapponia.

 

Poi, all'inizio dello scorso anno, quando il numero delle agenzie dettaglianti si poteva stimare (sempre esclusi gli stagionali) a circa 9000, è arrivato il Covid-19 e per molte di loro ha rappresentato il colpo di grazia; si stima-ma solo tra qualche mese si potrà essere più precisi-che circa 1000 non riapriranno più e quelle in vendita, al momento, non trovano compratori.
Stiamo vedendo le nuove leve, onore a loro, prendere posizione per tentare di rivitalizzare associazioni, locali e nazionali, che nel passato non hanno mai brillato; addirittura sono riuscite a manifestare in piazza per reclamare, come altre categorie, ristori dallo Stato.

 

Qui abbiamo solo tentato di fare una sintesi, se fossimo stati più analitici anziché un articolo avremmo dovuto scrivere un trattato e tuttavia, nell'intento di esprimere il concetto, ci siamo comunque dilungati troppo.


Allora che dire?
C'è ancora un futuro per le agenzie di viaggio?
Possono ancora giocare un ruolo nel mondo del Turismo?

 

Crediamo di si, per un motivo molto semplice, perchè operano in Italia, il Paese che tutti, da ogni parte del Mondo, vogliono venire a visitare.

Si deve però affermare (sarebbe ora) il principio del “fare sistema”; i punti vendita devono ripensare il loro ruolo e la gamma delle loro attività; ci sono diverse cose che si possono fare; cose che, è bene dirlo, produrrebbero ricavi e redditi.

Tutti quelli che vogliono provare ad immaginare se stessi fra 5 o 10 anni dovrebbero, oggi (per non dire ieri) organizzare una Convention nella quale presentare un progetto, composto di pochi (ma chiari) aspetti, sul quale raccogliere adesioni … e accettare così la sfida del terzo millennio.

 

Quale sfida? .. Sopravvivere.


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