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Il decreto sostegni, da poco emanato dal Governo, delude le agenzie di viaggio.

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Ivana Jelinic, presidente Fiavet, esprime grande preoccupazione per l'intera filiera del Turismo.


Le agenzie di viaggio non stavano vivendo un momento felice già prima dell'insorgere della pandemia da covid-19 quindi è facile immaginare quanto sia peggiorata la loro situazione a partire dalla primavera del 2020.
I punti vendita, circa 9000 in Italia-esclusi gli stagionali-stavano cercando di ritagliarsi un nuovo ruolo che potesse contrastare lo strapotere del web e la tendenza dei fornitori di servizi (hotel, tour operator, compagnie di crociere, ecc.) sempre più praticata, di raggiungere direttamente il pubblico bypassando l'intermediazione delle agenzie di viaggio.

 

Tra le varie associazioni di categoria la Fiavet, in particolare, è molto attiva nel tentativo (lodevole) di preservare il ruolo dei punti vendita; questo grazie alla Presidente, Ivana Jelinic, che è ben consapevole di quanto siano cruciali i prossimi 5 anni per la salvaguardia  dei suoi associati.

 

Tornando al decreto ristori appena emanato dal Governo la Jelinic in un comunicato dichiara:

 

"Un settore provato come quello del turismo si aspettava molto di più dal decreto sostegni appena emanato. Sicuramente la cassa integrazione scontate fino a marzo è insufficiente sia per la brevità del periodo che per la misura in sé tessa se esonera dal pagamento della contribuzione addizionale in un momento in cui il turismo è praticamente fermo. Si parla del 9% del 4% per uno stanziamento da 80 milioni di euro che dovremo dividere con hotel, ristoranti, bar mense e catering. Se pensate che nell’ultimo periodo di fine 2021 inizio 2022 hanno chiuso circa 2.500 agenzie di viaggio su 13000 (numero non riscontrabile, ndr) in Italia, senza aiuti non so cosa potrà accadere.

Stesso dicasi dell’incremento del Fondo Unico Nazionale Turismo che non reputiamo sufficiente. Bisognerebbe inoltre capire i bandi che usciranno e i tempi di erogazione, perché siamo allo stremo.

Infine ci auguriamo che da aprile tutto ritorni normale, ma credo si tratti di una visione quantomeno ottimistica, e limitare i provvedimenti a tre mesi non ci consente di pianificare nulla per la sopravvivenza. L’incertezza è il peggiore dei mali per ogni impresa e ne abbiamo fatto le spese amaramente con questa pandemia".


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