Un tesoretto di oltre 500 milioni di euro; ''fondamentale per il settore ricettivo che tali risorse vengano indirizzate subito alle più urgenti necessità delle imprese''.
“Con la convinzione che si debba imparare a convivere con gli imprevisti dovuti alla pandemia, siamo pronti a dare il massimo per il comparto con le risorse che gli sono state destinate.
La misura dei buoni vacanze, concepita specificatamente per gli hotel e non completamente utilizzata dalle famiglie italiane, ha prodotto un tesoretto di oltre 500 milioni di euro.
Sarà fondamentale per il settore ricettivo che tali risorse vengano indirizzate subito alle più urgenti necessità delle nostre imprese”.
E’ quanto afferma il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca.
“Per la nostra federazione – prosegue il presidente – recuperare e reindirizzare questi fondi rappresenta una priorità, proprio perché siamo consapevoli di esserne i legittimi destinatari. Con la somma non ancora utilizzata dalla misura dei buoni vacanze, sarebbe per noi essenziale finanziare due provvedimenti: l’abolizione della seconda rata IMU e la proroga del credito di imposta sugli affitti sino al 31 dicembre 2021.
A fronte di una stagione che si presenta difficile, siamo concentrati sulla prospettiva dell’uscita dal tunnel, sperando in una sostanziale ripresa già dal prossimo anno.
Abbiamo per questo necessità delle misure essenziali perché si possa procedere a passo serrato e andare, insieme, nella giusta direzione”.
La misura dei Buoni Vacanze è contenuta nell’articolo 176 del decreto-legge 19 maggio 2020, n.34.
Alla data del 31 dicembre 2020, erano stati generati 1.885.802 bonus vacanze, per un valore complessivo di euro 829.431.050.
A partire dal 1° gennaio 2021 le famiglie non possono richiedere nuovi bonus, fermo restando che i buoni già richiesti possono essere utilizzati per soggiorni che iniziano entro il 31 dicembre 2021.
Alla data del 17 novembre 2021, i bonus utilizzati erano 1.198.081, pari al 63,5% di quelli generati.
Considerato che lo stanziamento iniziale previsto dal decreto “rilancio” era di 2,4 miliardi di euro, le risorse residue, comprensive dei buoni non spesi e di quelli non assegnati, sono cospicue.
Se si detraggono le somme “prese in prestito” per finanziare i decreti sostegni, residuano più di 500 milioni di euro.